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Lavoro, le misure della Regione per chi si laurea in Toscana

Presentata alla Fiera toscana del lavoro l’analisi dell’Osservatorio. In campo progetti e risorse per garantire più occasioni di occupazione attraverso fondi europei e le nuove opportunità dal Pnrr

fiera del lavoro 2022

Nel medio-lungo periodo chi consegue il diploma di laurea risulta avvantaggiato, in termini di tasso di occupazione e salari, rispetto a una non laureata o a un non laureato. È uno dei dati che emerge dall’analisi dell’Osservatorio sulle transizioni al lavoro dei laureati in Toscana, progetto di Regione Toscana, portato avanti insieme agli Atenei toscani e all’Università La Sapienza di Roma, in convenzione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Inoltre, guardando alle imprese, il manifatturiero toscano assorbe pochi laureati, pur offendo contratti migliori del terziario. Il settore pubblico ha un’importanza notevole, ma soprattutto nella scuola e nella Pubblica amministrazione risultano in maggioranza i contratti precari.

Il quadro è stato presentato alla Fiera toscana del lavoro, promossa dalla Regione e da Arti-Agenzia regionale toscana per l’impiego, che si è appena conclusa alla Fortezza da Basso di Firenze. La Regione, in questa occasione, ha annunciato che metterà in campo misure per potenziare le opportunità lavorative di chi si laurea in Toscana, a partire da quelle offerte dal Pnrr e dalla nuova programmazione 2021-2027 del Fondo Sociale Europeo.

L’assessora regionale alla formazione ha anche sottolineaton come, fra i paesi maggiormente sviluppati, l’Italia presenta un ritardo storico nel numero di laureati in rapporto alla popolazione in età lavorativa e nella capacità del sistema produttivo di assorbirne le relative competenze, ma ha citato anche il tema dei livelli retributivi: un gap che va colmato, anche individuando insieme alle Università strumenti efficaci.

Le misure della Regione già in campo per i laureati

Per contribuire a ridurre questo ritardo, la Regione Toscana, già da alcuni anni, ha investito ingenti risorse. Nel più recente ciclo di programmazione dei fondi europei (2014-2020), ad esempio, sono stati destinati complessivamente circa 60 milioni di euro ad interventi diretti al mondo dell’università e della ricerca (Fse per 52 milioni di euro, Fsc per ulteriori 8 milioni di euro), con il principale intento di potenziare lo sviluppo del capitale umano del territorio e di accrescerne il grado di occupabilità. In particolare, l’attenzione si è concentrata su misure che hanno puntato ad avvicinare il mondo dell’impresa e dell’università.

Allo stesso tempo, sono stati rilevanti gli interventi per il diritto allo studio universitario (Dsu) cui, negli ultimi otto anni, tra fondi regionali e nazionali, sono stati assegnati finanziamenti che in media si sono attestati attorno ai 65 milioni di euro all’anno e che, nel prossimo periodo di programmazione, saranno rafforzati con il contributo del Fse.
Grazie al rilevante contributo regionale, l’Azienda Dsu Toscana da più di 10 anni copre il 100% degli idonei, garantendo la borsa di studio a tutti coloro che per merito e livello Isee ne hanno diritto. Nell’anno accademico 2020-2021, le borsiste e i borsisti Dsu rappresentavano circa il 12% di iscritte e iscritti alle Università toscane.

A partire da quest’anno poi, grazie ai fondi Pnrr, le borse di studio sono state sensibilmente incrementate di valore, con una ulteriore particolare attenzione a studentesse e studenti con disabilità e studentesse che scelgono corsi di laurea in discipline Stem (materie tecnico-scientifiche).

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