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Pane Toscano DOP, tra packaging biodegradabile e lunga conservabilità

Dal lockdown alla Fase 2: il Consorzio durante la pandemia non si è mai fermato e ha cercato di rispondere alle mutate esigenze dei consumatori, proponendo nuovi progetti per il futuro

Pane Toscano Dop - © Consorzio Pane Toscano Dop

Buono, sano e non solo. Realizzato con farine provenienti esclusivamente da grani toscani, che mantengono durante la macinazione il germe di grano (ormai scomparso nella farine comuni) e caratterizzato da una lievitazione naturale, il Pane Toscano DOP è sempre più “internazionale” e attento all’ambiente.
Dopo aver ottenuto la denominazione DOP nel 2016, il Ministero delle politiche agricole ha formalmente riconosciuto il Consorzio di tutela del pane, contribuendo a valorizzare un’eccellenza dell’enogastronomia toscana.

Covid-19 e l’impatto sui consumi

Con il Covid-19, tuttavia, produttori, consorzi e aziende si sono ritrovati a fronteggiare una situazione di emergenza senza precedenti e hanno proposto soluzioni più o meno “rivoluzionarie” per continuare a rispondere alla domanda dei consumatori.

Il confinamento ha reso le persone più diffidenti – spiega Roberto Pardini, direttore del Consorzio Pane Toscano DOP –; chi comprava il pane nel piccolo panificio di paese ha confermato la sua fiducia, anche perché un prodotto certificato dà una garanzia maggiore. Ciò non è avvenuto nella grande distribuzione, dove generalmente il consumatore si reca al banco del pane per farselo tagliare sul momento. Con il Coronavirus le persone preferivano acquistare prodotti già confezionati, escludendo quindi il Pane Toscano DOP”.

Pane+Days, un nuovo packaging e lunga conservabilità

A fronte di queste drastiche variazioni di abitudini, il Consorzio non si è però dato per vinto e ha investito tempo ed energie nello sviluppo di nuovi progetti. Nello specifico, è allo studio un packaging biodegradabile che consente da un lato di poter vendere il pane tramite un confezionamento avanzato, rispettoso dell’ecosistema, dall’altro di poterlo anche esportare.

A questo proposito è nato Pane+Days, un progetto che gode del cofinanziamento FEASR del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Toscana, e che vede tra i partner anche il Dipartimento di scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente dell’Università degli studi di Firenze e il Dipartimento di scienze agrarie, alimentari, e agro-ambientali dell’Università degli studi di Pisa.

Lo scopo di questa analisi è di trovare un metodo per conservare il pane in atmosfera modificata, garantendone inalterati i livelli qualitativi e nutrizionali.

Con questo progetto pilota – continua Pardini – abbiamo posto le basi per la conservazione del Pane Toscano DOP utilizzando una strategia innovativa. Ciò aiuta a esportarlo laddove ci viene richiesto. In occasione dell’iniziativa di Regione Toscana Buy Food, ad esempio, abbiamo ricevuto moltissime richieste da parte dei buyer internazionali che ci pregavano di spedire il prodotto fuori dall’Italia, ma anche fuori dall’Europa. Noi speriamo che questa ricerca, insieme a un imballaggio capace di prevenire la formazione di muffe, possa garantire un mantenimento del pane di almeno 30 giorni”.

Storytelling e ristorazione

La fase di lievitazione del Pane Toscano DOP
La fase di lievitazione del Pane Toscano DOP

Ma il cibo è anche racconto: rappresenta la porta di accesso per scoprire il territorio e i suoi valori. Per questo motivo, il Consorzio guarda con più attenzione alle opportunità offerte dallo storytelling e sta lavorando a un bollino filigranato che, non solo certifica l’autenticità (e quindi la bontà) del pane, ma grazie a uno speciale Qr Code rivela la storia e gli aneddoti legati a quel prodotto. Si tratta di un sistema pensato per rispondere alle esigenze del turista enogastronomico, che è sì un amante dei viaggi, ma anche un curioso digitale, pronto a imparare e interagire.

Tra le altre azioni che il Consorzio sta portando avanti, c’è anche quella di incentivare l’utilizzo del Pane Toscano DOP nella ristorazione. L’idea è quella di selezionare alcuni ristoratori e farli diventare dei veri e propri testimonial del prodotto, in modo tale che questo possa essere un simbolo di riconoscimento per il locale stesso.

La Toscana con i suoi prodotti – conclude il direttore – ha tutte le risorse necessarie per rialzarsi da questa situazione. Con impegno, creatività e passione, credo che da qui possa nascere una lezione per tutti”.

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