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Bachi da Pietra in concerto a Firenze: musica sotterranea per sopravvivere al presente

I Bachi da Pietra saranno in concerto sabato 2 marzo al Glue Alternative Concept Space di Firenze per presentare l’ultimo disco “Accetta e continua”

Otto album e oltre 20 anni di carriera fanno dei Bachi da Pietra una delle band più longeve del panorama musicale indipendente italiano.

Dal 2004 fino ad oggi, dal primo disco “Tornare nella Terra” all’ultimo appena uscito “Accetta e continua” la band è il simbolo della coerenza e della resistenza musicale nei confronti di un mondo sempre più pervaso dall’ingiustizia, dalla violenza e dall’ignoranza.

Giovanni Succi e Bruno Dorella, insieme all’ormai membro effettivo Marcello Batelli ai synth, conducono l’avventura della band attraverso un mix sonoro che passa dal rock al blues, gli insetti che vivono sottoterra sono più vivi che mai.

I Bachi da Pietra saranno in concerto sabato 2 marzo al Glue Alternative Concept Space di Firenze.

Ecco la nostra intervista al cantante Giovanni Succi

Ciao Giovanni! Voi Bachi da Pietra vivete in tre città diverse, a migliaia di chilometri di distanza, deve essere un po’ complicato realizzare un disco così, come fate?

Ci si organizza e si fanno delle immersioni totali. Dopo otto album la formazione è rodata e ci permette di lavorare separatamente e poi unirci per dei periodi molto intensi in cui riusciamo a portarla a casa.

Te lo devo chiedere, gira questa leggenda sul vostro primo album che sarebbe stato registrato nella cantina di una chiesa, è vero? Puoi raccontarci com’è andata?

Molto semplicemente c’era un amico, un artista della mia zona, Nizza Monferrato, che dipingeva e non avendo spazi per fare una mostra chiese al parroco di poter usare la cantina della chiesa. Era un po’ diventato il “direttore artistico” di questo luogo e organizzava eventi clandestini sotto la chiesa. Quindi ci chiese di fare un concerto. Il luogo era veramente molto, molto suggestivo, per terra c’era solo sabbia e in alcuni punti ghiaia. Fu il primo concerto in assoluto dei Bachi da Pietra e la formazione era appena nata. Io e Bruno suonavamo insieme da poco. Quel concerto e quel suono fu così magico che decidemmo che il gruppo doveva avere un futuro. E decidemmo che dovevamo registrare il nostro primo album esattamente con quel suono che è quello che trovate in “Tornare nella terra” che uscì nel 2005, mentre i fatti di cui stiamo parlando risalgono al 2004, quindi sono esattamente 20 anni che suoniamo insieme come Bachi da Pietra.

In un’intervista hai detto che “Accetta e continua” riguarda la ciclicità del tempo. Ma è una cosa così negativa l’eterno ritorno?

A parte quel che concerne il conto correnti ho smesso di pensare alle cose in termini di positivo e negativo. Le cose accadono e chi lo sa se è un bene o un male, fatto sta che è così. La ciclicità della storia umana la si riscontra nei fatti, nelle cose che accadono. Fosse il primo anno che parliamo di guerra, è imbarazzante anche solo immaginare che l’umanità un giorno diventi qualcosa di perfetto, di iperuranio e tutti andiamo d’accordo e scoppia la pace sul pianeta terra. Non so, non è mai successo in 40mila anni, vedete voi se succede quest’anno.

Il disco si apre con un pezzo bellissimo, forse il mio preferito del disco che è “Meno male”. Al solito è molto ironico, mi ha ricordato molto L’odio di Kassovitz, il celebre racconto dell’uomo che cade da un grattacielo e ad ogni piano dice “Fin qui tutto bene”. Meno male è un po’ così, fate ironia su quello che ci circonda perchè almeno potete dire che siete vivi

“Meno male” è una fotografia dell’italia del 2023. Ed è una fotografia di quel momento, la cosa tragicomica sta nel fatto che è la fotografia dell’Italia dal dopoguerra ad oggi.

L’Italia non è cambiata secondo te?

Sì è cambiata ma radicalizzando i propri difetti, cronicizzando le sue criticità. Il testo di Meno male contiene alcuni dati che dobbiamo accettare e che ci dipingono per quello che siamo. L’italianità è così. ce la vogliamo raccontare ogni anno in modo diverso, ma succedono sempre le stesse cose e sempre nello stesso modo.

Avete sempre raccontato la realtà senza filtri, una realtà in cui purtroppo, lo vediamo tutti i giorni, ci sono ingiustizie, razzismo e violenza. La musica può essere un modo per fare una sorta di resistenza a tutto questo?

Se può esserlo in modo efficace questo io non lo so. Può esserlo nel momento in cui è, questo sì. Però parli con uno che non ha il pubblico di Bob Dylan e dei Rolling Stones. Parli con uno che ha un pubblico di insetti dentro una cava. Non è che possiamo predicare ai convertiti e dire che siamo più bravi degli altri. Quindi non so se le cose che facciamo servono, però l’importante è farle. Se dovessi crepare senza averle fatte questo mi dispiacerebbe. Invece le faccio e in qualche modo mi sento più sereno. Lo so che non serve a niente, non serve assolutamente a niente. Però si fa, sono proprio quei bei sacrifici inutili di cui è costellata la vita e l’esistenza umana che è bello fare sapendo che non servono a niente.

è imbarazzante anche solo immaginare che l’umanità un giorno diventi qualcosa di perfetto, di iperuranio e tutti andiamo d’accordo e scoppia la pace sul pianeta terra. Non so, non è mai successo in 40mila anni

Prima hai detto “non abbiamo il pubblico di Bob Dylan”, ti faccio una domanda che è collegata a questa frase. Quando avevo 20 anni, negli anni ’90, ascoltavo band come Pavement, Husker Du, Fugazi, e non sapevo neanche che faccia avessero. Adesso i giovani vanno ai concerti-evento per farsi il selfie. Siamo costretti a comprare i biglietti dei live un anno prima. Riusciremo ad uscire da queste dinamiche o saremo costretti a viverle per sempre?

Osservando quello che accade vedo che alla gente, quindi non ai marziani o ai poteri forti, alla gente piace spendere un sacco di soldi per vedere un artista molto famoso, alto 3 centimetri a 500 metri di distanza, piuttosto che partecipare a un evento in presenza di un pubblico più ristretto, vedere le persone, la realtà, il sudore per quello che è e pagare magari 15 euro, quando esageriamo. Preferiscono un’esperienza di un certo tipo rispetto a un altra, questo è quello che credevo. Però devo dirti la verità le ultime date del tour del Bachi da Pietra ci lasciano sperare, vedere così tanta gente ai nostri concerti ci ha riempiti di gioia. Ci siamo resi conto addirittura che c’è stato un ricambio nel pubblico, ci sono ventenni che cantano i testi delle canzoni come se fossero facili, questo mi ha davvero colpito. Non mi va di fare il catastrofico e mi va invece di aggiungere, ricollegandomi alla tua domanda precedente che la realtà senza filtri non esiste. Chiunque veda la realtà è un filtro e noi siamo filtri, quella che vedi detta da noi è la realtà vista e vissuta da noi. Io sono un filtro e sono anche un filtro molto sporco.

So che sei un appassionato e un esperto di Dante Alighieri, lui nella Divina Commedia ha fatto un po’ quello che fate anche voi, osservate la realtà e la descrivete senza peli sulla lingua. Chissà forse oggi il Sommo Poeta sarebbe Giovanni Succi nei Bachi da Pietra

(Ride) Intanto non posso dire di essere un esperto di Dante perché è una di quelle cose che quando la avvicini ti rendi conto che neanche se avessi un’altra vita riusciresti ad arrivare alla fine. Non ce la si fa perché non basta il tempo. Rimettendo un attimo la cronologia delle cose al loro posto, Dante è stato esattamente il primo ad arrogarsi il diritto e dovere di guardarsi intorno e descrivere la realtà per quello che gli appariva. Lui l’ha collocata in un mondo oltre mondano, cioè ha usato l’oltre mondano per parlare del mondo, era l’unica cosa che poteva fare. Di fatto è il primo “signor nessuno” che ha sputato in faccia a un Papa e noi lo tramandiamo come se fosse un chierichetto o un catechista, questo andrebbe meditato. Per chi ne avesse voglia può seguirmi nel mio Patreon o venire a vedere i miei concerti in solo, inoltre faccio anche uno spettacolo che si chiama “L’arte del selfie nel Medioevo” dove parlo anche di queste cose.

Bachi da Pietra

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