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Il Carbonio 14 retrodata il Volto Santo di Lucca: è ancora più antico e a colori

Una campagna scientifica ha analizzato la croce conservata nella Cattedrale di San Martino: sarebbe di origine altomedievale ed era colorata con lapislazzuli

La campagna diagnostica sul Volto Santo di Lucca - © Complesso Museale Cattedrale Lucca

Il Volto Santo di Lucca è ancora più antico di come si pensava e in origine era anche a colori. Sono le scoperte realizzate grazie alla campagna diagnostica che per la prima volta ha esaminato la croce lucchese conservata nella Cattedrale di San Martino, la cui presenza è documentata già ai primi del Trecento, in una miniatura dentro il codice della Fraternità del Volto Santo.

Le attività di studio e restauro del Volto Santo, promosse dall’Ente Cattedrale grazie a un accordo con la Soprintendenza e l’Opificio delle Pietre Dure, sono iniziate lo scorso dicembre: da allora la scultura si trova nell’area di cantiere appositamente predisposta all’interno del Duomo.

Il Volto Santo è di epoca altomedievale

Le analisi realizzate con il Carbonio 14 hanno rivelato che in realtà la croce è molto più antica del Tecento: risalirebbe all’epoca altomedioevale, così come il Cristo che regge. Sempre la croce, da quanto emerso, sarebbe stata realizzata con due legni diversi: castagno per l’asse verticale e cedro per il braccio orizzontale.

Mentre il castagno è una pianta di ampia diffusione europea, il cedro venne trapiantato in Europa, dal Medio Oriente, solo nel XVI secolo. Si tratta quindi di un reperto di importazione, il cui utilizzo per la croce del Volto Santo fu probabilmente dovuto a una finalità simbolica, nell’intento di confermare la provenienza dalla Terra Santa di quello che era ritenuto il veridico ritratto di Cristo scolpito dal discepolo Nicodemo.

Le analisi sul Volto Santo di Lucca – © Complesso Museale Cattedrale Lucca

I colori originari della croce lucchese

Attestano l’antichità della croce, al di sotto della tardiva tinteggiatura scura attuale, anche i diversi strati di colore che la rivestono, ed è stata rilevata la presenza di vere e proprie decorazioni a contorno della figura del Cristo.
Dalle analisi è emerso che il Volto Santo è stato ridipinto più volte nel corso della sua millenaria esistenza, celando la sua colorazione originaria. Per la comprensione delle policromie che si sono succedute sulla scultura un supporto essenziale è venuto dalle analisi chimiche, che hanno rilevato i diversi pigmenti impiegati, tra cui spiccano i lapislazzuli utilizzati dal primo strato che conferivano una colorazione blu alla veste.

Novità sono emerse dal tempietto di Matteo Civitali: è stata rivelato la parete retrostante, costituita da una struttura muraria a conci lapidei, ben diversa dalle pareti marmoree del Civitali. Sulla parete di sfondo al Volto Santo quindi è emersa una pittura murale frammentaria, con un partito decorativo aniconico a losanghe, girali vegetali e ruote che fiancheggiano una croce color ocra.

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