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Per la prima volta a Firenze le opere di Louise Bourgeois: dai traumi dell’infanzia sgorga la poetica del perturbante

Dal 22 giugno al 20 ottobre due mostre al Museo Novecento e al Museo degli Innocenti ripercorrono con oltre cento opere la complessa poetica dell’artista che trae ispirazione dai traumi dell’infanzia per creare opere iconiche

Per la prima volta arrivano a Firenze le opere di una delle artiste contemporanee più importanti a livello mondiale: Louise Bourgeois grazie al progetto “Louise Bourgeois in Florence” organizzato e coordinato dal Museo Novecento.

Una delle protagoniste assolute dell’arte del XX e XXI secolo, sarà celebrata con due eccezionali mostre: Do Not Abandon me e Cell XVIII (Portrait) che impegneranno il Museo Novecento e al Museo degli Innocenti, dal 22 giugno al 20 ottobre 2024.

L’infanzia dell’artista è stata segnata da un rapporto complicato con la famiglia, che le ha causato esperienze traumatiche che sono state fonte di ispirazione per la sua arte.

Louise Bourgeois ha indagato le complesse dinamiche della psiche umana e ha spesso affermato che il processo creativo era una forma di esorcismo: un modo per ricostruire ricordi ed emozioni al fine di liberarsi dalla loro presa. Emozioni come la solitudine, la gelosia, la rabbia e la paura sono i fili conduttori del suo lavoro.

La scultura costituisce una parte fondamentale del suo lavoro, tutto incentrato su elementi autobiografici, tensioni e traumi familiari, spesso rielaborati in chiave metaforica.

Il mondo di Louise Bourgeois trae ispirazione dall’inconscio, cercando di esprimere l’indicibile. La sua arte è stata espressione di una poetica del perturbante, nel tentativo di esorcizzare traumi e inibizioni. 

Do Not Abandon Me al Museo Novecento

La mostra Do Not Abandon Me curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti in collaborazione con The Easton Foundation, è pensata in stretto dialogo con l’architettura delle Ex Leopoldine complesso dalla forte vocazione sociale gestito per secoli da comunità interamente femminili.

Il mondo di Louise Bourgeois trae ispirazione dall’inconscio, cercando di esprimere l’indicibile. La sua arte è stata espressione di una poetica del perturbante, nel tentativo di esorcizzare traumi e inibizioni

L’esposizione darà modo di apprezzare dal vivo quasi cento opere dell’artista, tra cui molte su carta, tra gouache e disegni, realizzate negli anni duemila oltre a sculture di varie dimensioni, in stoffa, bronzo, marmo e altri materiali.

L’esposizione occuperà quasi per intero l’edificio del Museo Novecento, tra le sale al piano terra e al primo piano. Si tratta della più estesa e importante rassegna di gouaches rosse di Louise Bourgeois con un focus tematico sul motivo della madre e del bambino.

Il titolo della mostra fa riferimento alla paura dell’abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, che costituisce il modello di tutte le relazioni future.

Realizzate negli ultimi cinque anni della sua carriera, le gouaches esplorano i cicli della vita attraverso un’iconografia di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, unità familiare e fiori. Il rosso, tra i colori preferiti e più ricorrenti nel suo lavoro, evoca all’interno delle gouache i fluidi corporei, come il sangue e il liquido amniotico. 

Grande attesa, inoltre, per Spider Couple (2003), una delle creazioni più celebri ed emblematiche della Bourgeois, che verrà installato nel cortile del museo.

Come è stato spesso sottolineato, il ragno rappresenta per Bourgeois un simbolo della figura materna e come tale è portatore di significati duplici e contrastanti. Può essere interpretato come l’incarnazione di un’intelligenza estrema, una figura protettiva che provvede ai suoi piccoli costruendo una casa e assicurando il cibo.

In effetti, la stessa Bourgeois si identificava con il ragno perché avvertiva che la scultura come un’ emanazione diretta dal suo corpo, proprio come il ragno tesse la sua tela.

Ma è anche la manifestazione di una presenza minacciosa e inquietante, espressione di un’ostilità e di un’aggressività di fondo che raccoglie e racchiude esperienze traumatiche provenienti dal profondo dell’inconscio.

Louise Bourgeois

Cell XVIII (Portrait) al Museo degli Innocenti

Il Museo degli Innocenti, invece, ospiterà Cell XVIII (Portrait), un’opera di forte impatto visivo in potente risonanza con la storia e la collezione del museo fiorentino.

La “cella” vuole reinterpretare l’iconografia della Madonna della Misericordia, ricorrente in alcune opere tra le più emblematiche della collezione e rappresentative della vocazione di accoglienza dell’Istituzione.

L’immagine richiama alla memoria la numerosa comunità femminile composta sia dalle bambine qui accolte e cresciute, sia dalle figure che, svolgendo diverse mansioni, hanno contribuito a far sì che la condizione della donna, e delle madri in particolare, divenisse parte della mission dell’Istituto degli Innocenti.

Cell XVIII (Portrait) dialogherà dunque con tale missione, negli spazi dove riecheggiano storie diverse tra loro, intrise di desideri e paure espresse dalla stessa Bourgeois, che non escludono però il possibile realizzarsi di un’attesa.

Louise Bourgeois

 

 

 

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