Attualità/

Suvignano, l’appello della Regione: “Per la tenuta servono tutte le istituzioni”

Riapre la chiesa di Santo Stefano del bene confiscato alla mafia in provincia di Siena. La rinascita passa però da nuovi, ingenti investimenti

Suvignano - © Salvatore Bruno

Creare sinergie con lo Stato per continuare ad accompagnare la rinascita della tenuta di Suvignano. Un modo perché il governo possa iniziare a dare una mano dal punto di vista economico al recupero del bene confiscato alla mafia in provincia di Siena.

E’ il messaggio che la Regione Toscana, attraverso il presidente della giunta, ha rivolto alle istituzioni nazionali in visita alla tenuta. L’occasione è stata la riapertura al culto della cappella di Santo Stefano, piccolo edificio dedicato alla preghiera nella tenuta inserita tra le colline di Monteroni d’Arbia e Murlo.

Una tappa importante nel percorso di rinascita del bene più importante mai confiscato alle mafie nel centro-Italia. Soltanto per il recupero dell’edificio principale della tenuta servirebbero almeno 6 milioni di euro.

Tenuta di Suvignano – © Marta Mancini

Il ritorno al culto di Santo Stefano

Il presidente è intervenuto nel corso della tavola rotonda dedicata a lavoro e agricoltura, che ha preceduto la celebrazione della santa messa per salutare il ritorno al culto della chiesetta.

All’incontro hanno preso parte tra gli altri la presidente della commissione antimafia e la sottosegretaria all’interno, il cardinale e arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino Augusto Paolo Lojudice, oltre alla vicepresidente della Regione (con deleghe all’agricoltura), l’assessore regionale alla legalità, i vertici di Ente Terre, l’agenzia in house dell’amministrazione toscana a cui è affidata la gestione della tenuta.

La Regione e il rilancio della tenuta

Il presidente, esprimendo soddisfazione per la ripresa delle funzioni religiose nella cappella, ha ribadito l’impegno della Regione per il rilancio della tenuta. Ha ricordato la recente presentazione dell’Ostello della legalità, finanziato con risorse regionali, che presto avvierà le attività ricettive facendo da punto-tappa per ragazze e ragazzi impegnati contro le mafie e per turisti appassionati di cammini lungo la via Francigena.

Occorre creare, secondo il presidente, una sempre maggiore integrazione tra le attività di formazione che oggi si svolgono per consolidare la cultura della legalità e l’impegno antimafia, il turismo, l’agricoltura, in modo da dare il senso di un luogo che diventa fonte di civiltà, di lavoro, incontro tra i giovani.

L’ostello di Suvignano

Una tenuta modello per agricoltura e accoglienza

Suvignano è una tenuta di 638 ettari, in cui sorgono 13 immobili da ristrutturare, 4 laghetti naturali. Oggi già funzionano un agriturismo, ospita iniziative contro la criminalità organizzata con i giovani, accanto a attività cerealicole e ulivicoltura ed è attivo il Centro regionale per le competenze agroalimentari tradizionali.

Di recente, ha ricordato la vicepresidente della Regione e assessora all’agricoltura, la Regione ha presentato anche il piano industriale per sviluppare ulteriormente attività agricola biologica e zootecnica, valorizzando qualità e rispetto per l’ambiente.

La tenuta, ha sottolineato la vicepresidente, può diventare il simbolo della volontà collettiva delle istituzioni, dello Stato della capacità di saper gestire un bene con legalità ed efficienza e di dimostrare la propria forza. Un dovere, ha concluso, che dobbiamo sentire tutti addosso e come impegno prioritario.

La tenuta di Suvignano confiscata alla mafia

I percorsi della legalità e la lotta alle mafie

L’assessore regionale alla legalità ha evidenziato come Suvignano sia l’esempio di riferimento dell’impegno della Toscana per la riqualificazione dei beni confiscati alle mafie. A Suvignano la Regione opera con strutture e risorse proprie.

Qui si testimoniano i percorsi della legalità, con i soggiorni promossi dalle organizzazioni del terzo settore che con ragazze e ragazzi tengono percorsi sulla cultura della legalità e la lotta alle mafie.

La Regione, continuerà a investire risorse perché l’obiettivo è recuperare totalmente il patrimonio affidatogli, a partire dall’edificio principale, la villa, che necessita di 6 milioni di euro per la ristrutturazione. Ma, ha tenuto a ribadire l’assessore, la Regione non può essere lasciata da sola ed è auspicabile condivisione e compartecipazione nel progetto Suvignano.

Le prospettive di investimenti all’orizzonte

La possibilità di nuovi investimenti non è stata esclusa. “C’è la strada del Cipess” e “la possibilità della nascita di un tavolo interministeriale che abbia la volontà di intervenire per la struttura” ha affermato il sottosegretario al ministero dell’Interno.

Mi è stato detto – ha aggiunto – che l’immobile centrale, risalente all’800, avrà bisogno di una ristrutturazione da 6 milioni di euro; per altre due strutture sarebbero necessari rispettivamente 1 milione e 2 milioni di euro. Suvignano si merita questo intervento, così come i cittadini”.

“Logicamente sui fondi la commissione non è pertinente – ha affermato la presidente della commissione antimafia – ma certamente c’è l’interesse per far diventare la tenuta un biglietto da visita su come si possano utilizzare i beni confiscati e produrre lavoro”.

I più popolari su intoscana