La povertà si fa sentire, eccome. Anche nella proposperosa Toscana la fame “morde”, colpisce i più fragili (donne e giovani più di tutti gli altri) e incide negativamente – e pesantemente – sull’impoverimento educativo. Non è un quadro edificante, ma dare la colpa di tutto questo al Covid sarebbe solo una mezza verità. “Semmai la pandemia si è abbattuta soprattutto su coloro che avevano minore stabilità economica prima dell’emergenza sanitaria, che non ha fatto altro che evidenziare le criticità di un sistema”. È così che l’assessore regionale al sociale, Serena Spinelli, ha commentato i risultati del rapporto 2022 sulla povertà redatto da Caritas Toscana.
I nuovi poveri
“I dati? Sono importanti, certo. Ma non asettici. Non li dobbiamo leggere e analizzare come se fosse un mero esercizio intellettuale. Noi non siamo statistici. I numeri servono a fare una riflessione su di un sistema che ha bisogno di irrobustirsi“ ha proseguito Spinelli. E allora vediamoli questi dati. Ci raccontano di 28.467 richieste di aiuto raccolte dalle diocesi della regione in soli nove mesi, tra settembre 2020 e aprile 2021. Un numero che, tradotto in termini percentuali, equivale a un aumento del 47,4% rispetto allo stesso periodo preso in esame precedentemente. Ma ciò che è peggio è che ben 7.139 famiglie si sono rivolte a un centro di ascolto Caritas per la prima volta nella loro vita.
Come una “valanga”
“La pandemia ha messo in luce un sistema malato. È l’eredità del passato”
“Con i nostri servizi abbiamo contribuito ad arginare questa valanga di povertà” ha detto Marcello Suppressa, delegato regionale di Caritas Toscana. Già, l’ha definita proprio così: una “valanga”. Forse inattesa seppur prevedibile, sicuramente indesiderata. “La pandemia ha messo in luce un sistema malato che in gran parte è eredità del passato” ha sottolineato senza mezzi termini Roberto Filippini, vescovo incaricato della Conferenza episcopale toscana per le Caritas. “In Toscana i processi d’impoverimento non si stanno solo estendendo, ma si stanno anche cronicizzando“ ha proseguito il monsignore. “Seppur di poco è evidente come sia in aumento anche la povertà assoluta. Ma sono soprattutto cresciute le disuguaglianze. Sostegni, ristori, blocco sfratti e ammortizzatori sociali hanno evitato che la situazione potesse peggiorare”.
Dopo le carezze, nuove prospettive
“Costruiamo insieme un sistema di welfare che non sia solo emergenziale, ma che possa prendersi cura delle persone”
Le amministrazioni territoriali e le organizzazioni di terzo settore hanno di fatto tamponato l’emorragia, proprio come ha fatto la Caritas. “Abbiamo distribuito alimenti e sostegni economici, siamo intervenuti utilizzando il microcredito e accompagnando i bisognosi ai percorsi di cura” ha spiegato Filippini ricordando l’importanza della costruzione di reti sociali capaci di ricucire gli strappi. Il vescovo cita inoltre la carezza di Papa Francesco “perché riaccende la fiducia e la speranza”, anche se poi ammette che “ovviamente le carezze non bastano”. Cosa serve, quindi? “Percorsi e prospettive” è la risposta.
“Dalla pandemia dobbiamo tirare fuori un nuovo modello di sistema paese” ha aggiunto Serena Spinelli. “La risposta riparativa c’è stata. Anzi, c’è. Ma dobbiamo disegnare insieme un sistema di welfare che non sia solo emergenziale, ma che possa prendersi cura delle persone”.
Disuguaglianza di genere
Il rapporto 2022 sulla povertà, dal titolo “Fatti di prossimità, fatti di Vangelo”, ci restituisce quindi una fotografia inedita della povertà in Toscana. Per la prima volta c’è un’incidenza più bassa per gli stranieri, mentre sale a dismisura il rinnovato bisogno di assistenza per gli italiani. A soffrire di più sul piano occupazione e psicosociale, come anticipato, sono in particolar modo le donne e i più giovani, a cominciare dai ragazzi e dalle ragazze tra i 25 e i 25 anni. Colpa soprattutto dell’instabilità professionale. “Questo aumento della povertà mi preoccupa molto” ha commentato il presidente di Regione Toscana, Eugenio Giani. “Purtroppo le condizioni di fragilità si stanno estendendo dopo la pandemia. C’è una ripresa, certo, ma anche questa è molto frenata dalla crescita dei costi dei materiali. Lo vedo dall’andamento degli appalti pubblici”.
Povertà educativa
Marcello Suppressa ci ricorda l’estensione della povertà, che in Toscana coinvolge “una famiglia su cinque. Anche se non si parla in senso assoluto di povertà – ha aggiunto – nell’ultimo anno per queste persone c’è stato un allineamento verso il basso, sono scese di un gradino…”. Il rischio, ora, è quello di essere “risucchiati”. Un fatto che preoccupa, in tal senso, è l’aumento della povertà educativa: per il 69% dei docenti toscani la pandemia ha aumentato “in modo significativo le disuguaglianze fra gli studenti” (quota che alle scuole superiori sale addirittura al 76%) a causa soprattutto dell’incremento della povertà e del disagio economico delle famiglie (54%). “Si tratta di un dato eclatante” ha commentato Serena Spinelli. “L’accesso alla formazione è un tema strettamente legato alla qualità della vita. Il rischio che corriamo? Be’, è quello di avere un paese più povero, in tutti i sensi. Eppure il nostro futuro sono proprio loro: i bambini”.
Le buone pratiche
E sono proprio i bambini a essere coinvolti in percorsi d’inclusione. Nel presentare il rapporto sulla povertà, la Caritas della Toscana ha pensato bene di condividere due buone prassi, a cominciare dal progetto “Will” realizzato dalla Caritas di Firenze, il cui obiettivo è contrastare l’esclusione sociale con la proposta di un percorso scolastico “positivo”. Di fatto si tratta di un progetto sperimentale che incentiva le famiglie al risparmio: quei soldi messi da parte per i propri figli vengono poi moltiplicati per quattro e investiti nella formazione scolastica. A Firenze per il momento sono stati coinvolti 190 famiglie.
La Caritas di Lucca sta invece portando avanti da tempo il progetto “Lol”, che nulla ha a che vedere con la nota trasmissione comica. Anche perché, a ben guardare, c’è ben poco da ridere. “Lol” un po’ di buonumore è ugualmente capace di generarlo. Il titolo non è altro che l’acronimo di “Laboratorio orchestrale lucchese”. Qua la musica diventa strumento di democrazia e uguaglianza. Ed è sempre grazie alla musica che i bambini possono coltivare i propri sogni, sprigionando la loro personale creatività.