Cultura /

Una mostra ricorda i soggiorni in terra d’Arezzo di Eleonora de Toledo consorte di Cosimo I de’ Medici

Fino al 2 dicembre ad Arezzo presso l’Oratorio dei Santi Lorentino e Pergentino della Fraternità dei laici un’esposizione celebra la moglie del primo Granduca di Toscana e il suo legame con la nostra regione

In occasione delle celebrazioni per il quinto centenario della nascita di Eleonora Álvarez de Toledo moglie del secondo duca (e primo granduca) di Toscana, Cosimo I de’ Medici, la Fraternita dei Laici di Arezzo farà parte del Comitato per le Celebrazioni della duchessa promosso dal Comune di Firenze organizzando una mostra dedicata ad Eleonora che, a fianco del consorte, fu in terra d’Arezzo in più occasioni negli anni fra il 1539 ed il 1544 ed ancora nel 1561.

Nella mostra saranno esposti dipinti, sculture, codici miniati e a stampa, manoscritti, reliquiari, manufatti in ceramica che illustreranno il milieu artistico aretino al tempo della presenza dei duchi in città, in cui si trovavano allora i pittori  Niccolò Soggi e Giovann’Antonio Lappoli ed un Vasari giovane ma già ben inserito nella temperie fiorentina.

Al contempo, in un altro segmento dell’esposizione si ricorderanno i tanti doni che la duchessa Eleonora indirizzò al santuario della Verna e che, tuttora, sono lì gelosamente custoditi.

Cosimo ed Eleonora in terre d’Arezzo

Cosimo ed Eleonora, congiuntisi in matrimonio nel giugno del 1539, iniziarono fin da subito a visitare il dominio toscano recandosi preferibilmente in quelle zone, come la terra aretina, che avevano necessità di essere rese maggiormente sicure in un momento in cui la corona ducale non era ancora solidamente nelle mani del giovane Medici.

Predisporre nuove fortificazioni, entrare in contatto con le recalcitranti classi dirigenti locali, conoscere i popoli e le terre, questi i motivi che mossero la giovanissima coppia a intraprendere questi viaggi.

Naturalmente ad Arezzo si predisposero, per accogliere Cosimo ed Eleonora, quelle onoranze degne di principi di rango, il cui ricordo si è tramandato non solo nei documenti dell’antico Comune aretino, ma anche nelle memorie di coloro i quali poterono assistere agli ingressi e ai soggiorni dei duchi e naturalmente nelle pagine imprescindibili di Giorgio Vasari.

Furono allestiti apparati effimeri, vennero parate a festa le porte della città e, soprattutto, il palazzo dei Priori (attuale sede del Comune) dove Cosimo ed Eleonora vennero ospitati; si misero in scena commedie per “dar piacere” alla duchessa e alla corte di nobildonne come pure ai numerosi membri spagnoli del seguito.

Uno sforzo non indifferente, anche economico, per la città e i suoi Priori ma che, come si apprende dalle parole del già menzionato Vasari, partecipe di quei giorni, fu anche occasione per gli artisti aretini di misurarsi con gli scenari di commedie, con apparati effimeri, con quanto, nella dominante Firenze, era ormai usuale ma che per l’appartata Arezzo risultava meno abituale.

Certamente, quei soggiorni ducali dovettero lasciare il segno negli aretini, anche per la ricchezza e la novità delle vesti e delle acconciature della duchessa e delle sue dame al seguito ma anche per quelle regole di etichetta che verranno introdotte nel ducato proprio da Eleonora.

Eleonora e il suo legame con il convento della Verna

Durante questi viaggi in terra d’Arezzo, Cosimo ed Eleonora in ben tre occasioni (nel 1540, nel 1541 e nel 1544) si portarono anche presso il convento della Verna, sull’impervia montagna donata a san Francesco da messer Orlando Catani da Chiusi in Casentino nel 1213, dove nel 1224 il Poverello d’Assisi ricevette le Stimmate e che, nel tempo, da primitiva, povera fondazione, si era trasformata in un santuario fra i primi della cristianità.

I duchi furono accolti dalla comunità dei frati e fu soprattutto Eleonora, donna profondamente religiosa, ad intessere fin dal primo soggiorno, un rapporto profondissimo con il convento.

Dopo aver generato una figlia femmina, Maria, la coppia necessitava di un erede maschio per rendere ancora più sicuro il futuro della dinastia e così, Eleonora rivolse le proprie preghiere a san Francesco e pronunciò il voto secondo il quale, qualora avesse messo al mondo un figlio lo avrebbe chiamato Francesco, in onore del santo, come poi avvenne nell’aprile dell’anno successivo.

Eleonora, inoltre, offrì nel tempo, doni al convento (come una serie di codici miniati a Firenze fra il 1552 ed il 1553), patrocinò la costruzione di edifici, dette impulso all’attività della spezieria ed infine, oltre ad altre testimonianze di non minore importanza, nel suo testamento dispose un legato di 1000 ducati a favore della fondazione alvernina che annualmente ne avrebbe ricevuto gli interessi.

 

 

I più popolari su intoscana