Si ferma al secondo turno l’avventura di Sara Errani e Jasmine Paolini nel doppio femminile di Wimbledon, terzo Slam della stagione in corso sull’erba dell’All England Lawn Tennis Club. Le due azzurre, teste di serie numero 3 del tabellone e attuali leader della Race to Riyadh, hanno ceduto per 6-3 6-2 in poco più di un’ora alla coppia formata dalla taiwanese Hao-Ching Chan e dalla ceca Barbora Krejcikova, quest’ultima campionessa in singolare a Wimbledon nel 2024 proprio contro Paolini.
Un match complicato, contro due avversarie esperte e affiatate: Chan, finalista a Wimbledon nel 2017, e Krejcikova, ex numero uno mondiale di doppio con due titoli conquistati sui prati londinesi (2018 e 2022), hanno imposto il proprio gioco sin dai primi scambi. Dopo un promettente avvio con break immediato, Errani e Paolini si sono viste subito raggiungere. Il set ha poi preso la direzione delle avversarie, che hanno sfruttato ogni minima indecisione delle italiane, chiudendo il primo parziale 6-3.
Nel secondo set, l’equilibrio si è spezzato nel quarto game, con un altro break subito da Errani. Da lì in poi, Chan e Krejcikova hanno allungato senza più concedere reali chance di rientro alle azzurre. Ancora una volta un colpo di volée di Errani finito sul nastro ha chiuso il match, lasciando a Sara e Jasmine l’amaro in bocca.
Per le due italiane si trattava della seconda partecipazione in coppia a Wimbledon, dove lo scorso anno erano uscite agli ottavi. Un torneo che ha sempre avuto un sapore speciale per Errani, che nel 2014 vinse il titolo insieme a Roberta Vinci, completando il Career Grand Slam.
Il 2025 resta comunque un anno straordinario per la coppia azzurra, che ha già collezionato tre titoli prestigiosi: i “1000” di Doha e Roma e, soprattutto, il Roland Garros, primo Slam vinto insieme. A questi si aggiunge la recente finale sull’erba di Berlino. Complessivamente sono otto i trofei conquistati da Errani e Paolini, una coppia che ha saputo riscrivere la storia del doppio italiano. Per Wimbledon, però, l’appuntamento con la gloria è rimandato.