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Pitti Uomo, l’edizione del rilancio per il comparto della moda

Firenze si conferma una vetrina internazionale tra il ritorno dei buyers americani e asiatici e le sfide all’orizzonte per i grandi brand del fashion

Pitti Uomo giugno 2024 - © Salvatore Bruno

Sarà che è il colore dell’energia e dell’ottimismo ma la 106 edizione di Pitti Uomo si veste di giallo limone. Una tonalità che fa ben sperare per il comparto del fashion, attraversato da una crisi sistemica. Grandi le aspettative degli addetti ai lavori per una ripartenza.

Sarà un grande Pitti Uomo: in occasione delle precollezioni ho incontrato tanti buyer americani e asiatici, verranno tutti, sarà un Pitti estivo eccezionale” ha sottolineato Antonio De Matteis, presidente di Pitti Immagine, intervenendo alla cerimonia d’apertura del salone a Firenze.

Pitti Uomo a quota 106 edizioni

Essere arrivati a quota 106 edizioni, secondo De Matteis, “la dice lunga sulla capacità di questa fiera di sapersi rinnovare, ringiovanire a ogni stagione. Pitti Immagine negli anni ha saputo anche diversificare, ci sono tante altre fiere che possono essere per tutti quanti noi fonte di ispirazione”.

De Matteis cita il successo di Testo e l’attenzione al prodotto: “è quello che dobbiamo ricominciare a fare nella moda. Così riavviciniamo i giovani, che hanno voglia di imparare: sono già bombardati di immagini sui telefoni e sui tablet, ma vogliono informazioni, vogliono capire com’è fatto il prodotto, ed è da lì che dobbiamo ripartire”.

Pitti Uomo giugno 2024 – © Salvatore Bruno

La spirale di crisi sulla manifattura

La spirale di crescita dei prezzi ha aperto un problema” nell’industria della moda, e “c’è un problema di tenuta sociale, perché meno pezzi da produrre vuol dire meno forza lavoro necessaria, vuol dire una manifattura che entra in una spirale di crisi” aggiunge Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia.

Se prima del Covid un marchio vendeva un oggetto a 4mila euro, e ne vendeva 4 – osserva -, mentre oggi ne vende solo 2 a 16mila euro, vuol dire che il marchio ha fatturato il 50% in più, ma i produttori hanno fatto il 50% in meno”.

Il rapporto fra pezzi e prezzi in Italia

Per Tamborini “questo è il problema, perché l’Italia è manifattura. Questo rapporto fra pezzi e prezzi è il momento che abbiamo davanti sul mercato. Allora c’è bisogno di una ridefinizione, e la classe media deve trovare nuovi player con cui ragionare, nuove occasioni d’acquisto. Pitti ha una grandissima possibilità perché rappresenta una vetrina importantissima per ripresentare un mondo nuovo, un mondo fatto di brand che esistono o forse ritornano o che si devono affermare”.

Pitti Uomo giugno 2024 – © Salvatore Bruno

Le nuove sfide per il futuro dei brand

Secondo il presidente di Smic’è il problema distributivo che sicuramente è rilevante, perché ci siamo fatti consumare da negozi monomarca e diretti e la distribuzione tradizionale l’abbiamo un po’ abbandonata, ma le possibilità sono grandissime. Nella trasformazione abbiamo l’occasione per ridisegnare condizioni diverse. Certo dovremo passare un periodo difficile, la filiera dovrà superare qualche mese di difficoltà, ma non ho dubbi che sia talmente forte, che rappresenti così tanto l’essenza vera del saper fare, che ce la farà anche questa volta”.

Per l’industria della modail periodo non è facile, c’è chi riesce a resistere bene nonostante le difficoltà, ma è ora il momento in cui dobbiamo parlare di sfida, di svolta e di rilancio. Questa edizione di Pitti sarà l’edizione della sfida e del rilancio” si dice convinto il sindaco uscente di Firenze e parlamentare europeo neoeletto.

Innovazione e formule nuove per fare impresa

Di queste 106 edizioni di Pitti Uomo – ricorda – ne ho vissute 20 da sindaco, e mi sento parte di questa grande famiglia. E’ il mio ultimo saluto da sindaco a Pitti Uomo, ma Pitti avrà il suo parlamentare europeo, pronto a difendere le ragioni della moda”.

Secondo il primo cittadino uscente “nei momenti difficili si tira fuori il coraggio, ci si scrolla di dosso l’idea che tutto possa continuare com’è sempre stato. Ho imparato in 20 edizioni di Pitti quanto dalla crisi la moda sia riuscita a tirare fuori innovazione, formule nuove per fare impresa: le istituzioni pubbliche hanno molto da imparare dalla capacità di resilienza del mondo della moda”.

 

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