© Cervim - Viticoltura Eroica

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La Toscana scommette sulla viticoltura nelle aree montane: un’occasione di crescita

Durante il nuovo appuntamento del ciclo “Conosciamo la Toscana rurale”, organizzato da Anci Toscana, istituzioni, aziende ed esperti si sono confrontati sulle strategie per lo sviluppo delle zone di montagna, attraverso il recupero delle superfici destinate alla viticoltura

C’è chi, a Careggine, in Garfagnana, ha piantato il vigneto più alto della Toscana e tra i più alti d’Europa; chi ha deciso, con passione e dedizione, di produrre vino a 1.150 metri di altezza sulla Montagna Pistoiese; e chi, tra le colline del Candia, ricoperte da boschi di pini, eriche, ginepri e mirto, su un terreno in forte pendenza (70-80%) si prende cura di uve di elevata qualità.

Sono alcune delle aziende che si sono raccontate durante l’incontro online “Conosciamo la Toscana Rurale”, organizzato da Anci Toscana in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili e con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Cervim e dell’Accademia della Vite e del Vino, al quale hanno partecipato amministratori pubblici, rappresentanti del mondo scientifico e imprenditoriale.

Viticoltura nelle aree montane, proposte e strategie

Il webmeeting, che si è svolto mercoledì 17 marzo, ha approfondito il tema della viticoltura nelle aree montane, riflettendo sulle prospettive di valorizzazione e di sviluppo del territorio.

A differenza degli altri eventi del ciclo Conosciamo la Toscana Rurale, in questa occasione non si è parlato di un singolo comprensorio ma di una cultura (e di una coltivazione) che interessa trasversalmente tutte le province, isole comprese, con l’obiettivo di portare un contributo di conoscenze e proposte per la rinascita delle aree montane e marginali, attraverso il recupero e l’ampliamento delle superfici destinate alla viticoltura eroica.

I viticoltori eroici per tutelare la biodiversità, evitare abbandono e dissesto idrogeologico

Se è vero che la montagna è natura e biodiversità, è altrettanto vero che colui che tutela (e vive ogni giorno) questo delicato sistema è il viticoltore “eroico”. Lavorando tra i vigneti, infatti, garantisce alla collettività la presenza dell’uomo, evitando l’abbandono dei territori più estremi e scongiurando, per quanto possibile, il dissesto idrogeologico.

I processi di abbandono, infatti, possono provocare diverse problematiche come frane e instabilità del terreno, con rischi dal punto di vista paesaggistico e per il mantenimento complessivo delle attività economiche. Incentivare la viticoltura nelle aree montane significa quindi contribuire alla sicurezza di questi versanti, valorizzare il germoplasma locale e sviluppare l’enoturismo rivolto ai wine travellers interessati a vivere esperienze autentiche.

Non più luogo di isolamento: la rinascita della montagna

La montagna è sempre più lontana dal concetto di isolamento, anzi: è un territorio chiave per pianificare il futuro della comunità

L’incontro ha voluto sottolineare il ruolo socio-economico e ambientale-strategico dei territori montani, riassunto nell’intervento di Luca Marmo, responsabile Politiche della Montagna di Anci Toscana e sindaco di San Marcello Piteglio: “Anni fa, se avessimo voluto produrre vino in zone di montagna ci avrebbero preso per matti. Oggi, invece, sappiamo che questa coltivazione non solo è fattibile, ma è anche importante per il territorio stesso. Questa nefasta esperienza che stiamo vivendo col Covid ci ha insegnato che le aree periferiche, cosiddette marginali, ovvero lontane dai centri urbani, sono espressione di grande valore.

Se vogliamo combattere i cambiamenti climatici e puntare sulle energie rinnovabili non possiamo fare a meno di questi territori; il tutto accompagnato da politiche adeguate.
Si assiste quindi a un rovesciamento del concetto di montagna, non più vista come ‘portatrice di problemi’ ma come territorio-chiave per pianificare il futuro delle nostre comunità”.

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