Storie /LAVORO E SPIRITUALITA'

Coltivare la terra, la mente e l’anima: le suore “contadine” di Valserena si raccontano

A Guardistallo dal 1968 vivono le monache trappiste del monastero di Valserena. Pregano, lavorano i campi, si autosostengono e aiutano gli altri con progetti di solidarietà. La Madre Badessa Maria Francesca Righi spiega: “La cura della terra è come la cura della propria persona e della comunità. E’ la cura dell’altro e dell’altro ancora”

La prima cosa che ha detto il Signore all’uomo è stata “abbi cura della terra e coltivala”.  Coltivare  per generare capacità anche di seminare e rendere fertile “l’animo umano”. Così Suor Maria Francesca Righi,  badessa del monastero di Valserena a Guardistallo sintetizza in due parole la missione della comunità che guida, tra le colline della Val di Cecina affacciate sul mare.

Cura della terra  come della comunità stessa. Cura dell’altro e dell’altro ancora

Qui l’economia circolare è realtà da anni, nel vivere quotidiano delle monache trappiste che seguono con dedizione la regola benedettina “Ora, lege et labora”.  Quindi – mi spiega la madre badessa mentre passeggiamo nei campi del monastero – “prega, leggi, studia, approfondisci, coltiva, abbi cura di te e della tua anima. Non siamo qui in eremitaggio – tiene a precisare – siamo dentro una comunità umana nella quale il Signore è presente.  E poi – mostrandomi le distese di campi, le olivete e il frutteto, i trattori e gli strumenti da lavoro, aggiunge che “la cura della terra è come la cura della propria persona e della comunità. E’ la cura dell’altro e dell’altro ancora”.

E’ una concatenazione di “presa in carico”. Non è forse la più grande ferita aperta della società dell’oggi? L’incapacità di prendersi cura degli altri e di se stessi. Una società “malata” nei fondamentali, troppo spesso incapace di reggere il peso delle difficoltà, dei problemi, del sentire umano.

Il peso dei fatti, degli eventi, il peso dell’anima che diventa sempre più difficile gestire.

Suor Maria Francesca Righi, Madre Badessa Monastero Valserena Guardistallo

Leggere, studiare e mettere in pratica aiuta dunque a insegnare a ognuno di noi a reagire a quelle difficoltà della vita. La terra è la prima maestra. Devi averne cura, osservarla, intervenire, custodirla, proteggerla. E’ la lezione del rispetto dell’ambiente che diventa esempio per rispettare ed amare ogni essere vivente. E l’armonia dell’equilibrio.

“La speranza è che il mondo possa ritrovare l’unità tra questi elementi”, ripete Suor Maria Francesca. Con lei ci sono anche Suor Maria Chiara e Suor Maria Grazia.

La prima è un ex architetto, oggi all’interno della comunità di Valserena cura l’attività agricola, gli orti, le piante da frutto. Il monastero infatti si autosostiene grazie al lavoro nei campi. Da una parte la dieta vegetariana delle sorelle è garantita dai prodotti a centimetro zero, dall’altra – in un piccolo laboratorio artigianale – le monache utilizzano l’olio e le piante dei propri terreni per produrre cosmetici, saponi e profumi, oltre alla realizzazione di liquori come il nocino e l’aloysia. Tutto si trova anche online, sul sito del monastero e su Amazon.

Suor Maria Chiara nei campi del Monastero di Valserena

“Viviamo del lavoro delle nostre mani”, racconta Suor Maria Chiara, il lavoro è il modo per collaborare alla creazione di Dio”.

E sempre la coltivazione della terra è divenuta anche un modo per sostenere anche due fondazioni che fanno capo alla comunità di Valserena e che si trovano – spiega Suor Maria Grazia – in Angola e in Siria. “E poi aiutiamo anche tante persone in Italia”.

Quando chiedo che rapporto hanno con la comunità che sta fuori dal monastero ecco che gli occhi le si illuminano, vivaci come il verde che ci circonda.

La gente ci riconosce come una presenza che dà forza

“Siamo qua dal 1968 e la gente ci riconosce come una presenza che dà forza. Quando le persone hanno un problema o delle difficoltà vengono qua a pregare ed a chiedere aiuto, in fondo il nostro compito principale è la preghiera anche se spesso li aiutiamo anche economicamente”.

Suor Maria Grazia, Monastero Valserena Guaristallo

La preghiera. E’ nelle prime ore del giorno nuovo che qui si inizia a pregare. Mezz’ora dopo le 3 le monache partono con un’ora di salmi e poi – puntualmente – sono dedite alla preghiera liturgica in altri sei momenti del giorno, oltre alla Messa.

Poi c’è la terra, poi ci sono le persone. C’è quel cerchio perfetto nel quale coesiste tutto, nel quale tutto deve provare a funzionare.

“Da sempre i monaci hanno saputo valorizzare il proprio territorio e trasformarlo rendendolo vivibile per l’uomo, ricorda Suor Maria Chiara, anche noi nel nostro piccolo cerchiamo di farlo”.

Poi mi indica il bosco. “La nostra proprietà è di circa 50 ettari. Dai boschi dai ricaviamo la legna che alimenta l’impianto di riscaldamento di tutto il monastero”.

Guardistallo insegna il valore delle micro-comunità

Un piccolo modello che arriva da un borgo – quello di Guardistallo –  che insegna il valore delle micro-comunità. Quelle spirituali, come Valserena ma anche quelle culturali. La spinta del popolo fu infatti fondamentale nel 1800 per la creazione del Teatro Marchionneschi, oggi al centro di un progetto di residenza artistica. Sono quelle comunità che cercano sempre nuovi stimoli per evolvere, rispondere ai problemi, generare nuove opportunità. In fondo questo insegna la natura. A reagire, a costruire, edificare.

Guardistallo e Valserena sono lo specchio di comunità che hanno saputo leggere, studiare, ascoltare e lavorare per poi trovare la loro strada maestra.

Ora, lege et labora. E poi coltiva l’anima, insegna agli altri a farlo. Un cammino che prosegue e diventa esempio, modello e perchè no, anche speranza viva.

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