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Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, testimone della storia d’Italia: la monarchia, le guerre e i farmaci rari

Unico autorizzato alla produzione di cannabis terapeutica, l’istituto di via Reginaldo Giuliano è un punto di riferimento nazionale. Rifugio antiaereo nel 1944, fu teatro della strage nazifascista di Castello dove vennero fucilate 12 persone

Un luogo strategico di ricerca medica per il Regno d’Italia, un rifugio antiaereo nella seconda guerra mondiale e adesso presidio farmaceutico nazionale per la produzione di farmaci rari e,  unico in Italia, di cannabis terapeutica. Tanta storia è passata tra le mura del palazzo ottocentesco di Rifredi, a Firenze, che ospita da oltre 17o anni lo Stabilimento chimico farmaceutico militare. Una storia che si intreccia con la voglia di innovazione e le necessità belliche, che si blocca davanti alla furia nasifascista passata alla storia come la strage di Castello (dove trovarono la morte 12 persone) e che cambia di nuovo pelle con la pandemia.

La storia

Si deve tornare indietro al 1832 per trovare l’origine dello Stabilimento quando per volere di Carlo Alberto di Savoia  si avviò la realizzazione di un laboratorio generale chimico farmaceutico che però vide la luce solo nel 1853 sotto Vittorio Emanuele II. La sede fu all’inizio Torino e nel 1884 cambiò il  nome in Farmacia Centrale Militare. Divenne famoso nel 1900 per la produzione di chinino, contro la malaria.

Arriva la Grande Guerra e nel 1920 l’ente cambiò ancora nome in Istituto Chimico Farmaceutico Militare. Nel 1931 la sede divenne poi Firenze,  nel quartiere Rifredi, data la posizione strategica del centro Italia per l’approvvigionamento e la distribuzione. L’impianto occupava un’area di circa 55mila metri quadrati e ampliò la linea produttiva: non solo specialità farmaceutiche e medicamenti, ma anche di prodotti cosmetici e alimentari. Negli anni Quaranta tra maestranze e ufficiali chimico-farmacisti il personale impiegato si aggirava intorno alle 2mila unità.

Se con la prima guerra mondiale lo stabilimento conobbe un’espansione, la seconda guerra mondiale si ricorda per la distruzione ad opera delle truppe tedesche in ritirata nell’estate del 1944 e per la strage di Castello da mano nazifascista:  il 5 agosto, ad appena una manciata di giorni dalla Liberazione di Firenze, 12 persone, che come tanti altri sfollati erano nei sotterranei dello Stabilimento di via Reginaldo Giuliani divenuto rifugio antiaereo,  vennero fucilate. Fu una rappressaglia, il più giovane aveva appena 16 anni e il più anziano 55.

La strage di Castello

Pochi giorni prima della strage, i tedeschi ordinano ai cittadini della zona di Castello di lasciare le loro case e circa 350 persone furono costrette a rifugiarsi all’interno dell’Istituto.

La sera del 5 agosto sette soldati tedeschi si presentarono alla porta di Anna Pieri Cammelli, che abitava poco lontano. Chiesero del vino, entrarono con la forza nell’abitazione e tentarono di violentarla. La signora Anna cercò di resistere e nella colluttazione un proiettile della pistola estratta da uno dei soldati colpì un tedesco. Dopo, i militari nazisti raccontarono di essere stati attaccati da un italiano e ricevettero l’ordine di uccidere 10 italiani.

I soldati si diressero alla Stabilimento e fucilarono 12 uomini: Fiorini Silvano, Beppino Mazzola, Francesco Granili, Michele Lepri, Tullio Tiezzi, Mario Lippi, Ugo Bracciotti, Aldo Bartoli, Vittorio Nardi, Attilio Uvali, Francesco Iacomelli, Giorgio Biondo. Nel 1945 in ricordo della strage venne affissa una lapide all’esterno dell’Istituto.

La rinascita dopo la guerra: cosa si produce oggi

Nonostante i gravi danni, soprattutto alla centrale termica, durante il periodo della ricostruzione l’Istituto ebbe un forte rilancio.
Il dopoguerra segnò un nuovo capitolo dello stabilimento con funzioni specifiche per situazioni emergenziali come l’alluvione di Firenze, il terremoto del Friuli il disastro di Chernobyl. Divenuto definitivamente Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, oggi è ente interforze dell’Agenzia Industrie Difesa.

Oggi l’Istituto produce farmaci orfani e carenti, quelli destinati ai pazienti con malattie rare che non trovano cure dalle case farmaceutiche a causa della poca convenienza economica. Inoltre, dal 2014, è l’unico produttore nazionale autorizzato dal Ministero della Salute alla coltivazione della pianta di cannabis per uso clinico del dolore cronico per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative, metaboliche e tumorali.

È anche attivo nella produzione e accantonamento di antidoti contro il bioterrorismo e incidenti chimici e nucleari, come le compresse di ioduro di potassio. Durante la pandemia mondiale da Covid-19 l’ente ha riconvertito parte della sua produzione per  realizzare le tanto usate soluzioni di disinfezione di mani e superfici.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella visita i laboratori dello Stabilimento Chimico Farmaceutico militare di Firenze, in occasione del 170° anniversario dello Stabilimento nel 2023 – © Quirinale

 

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