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San Francesco nell’arte: cinque opere da vedere in Toscana

Dagli affreschi di Giotto fino al film del 1989 della regista Liliana Cavani con protagonista Mickey Rourke, San Francesco continua ad affascinare artisti e registi di tutto il mondo

San Francesco

Da oltre otto secoli San Francesco, il santo che si spogliò di tutti i suoi averi per aiutare i poveri e che parlava con gli animali, continua ad affascinare artisti in tutto il mondo.

Il poverello di Assisi è stato protagonista dell’arte dagli affreschi di Giotto fino all’emozionante film del 1989 della regista Liliana Cavani in cui San Francesco era interpretato da Mickey Rourke.

Vi proponiamo cinque opere che vogliono raccontare l’incredibile storia di San Francesco che potete trovare nei musei e nelle chiese della Toscana.

1-Storie di San Francesco, Cappella Bardi, chiesa di Santa Croce a Firenze, Giotto

Il ciclo di affreschi nella Cappella Bardi in Santa Croce a Firenze è uno dei più celebri (insieme a quello di Assisi) realizzati da Giotto di Bondone.

La cappella fin dalla sua origine è legata alla famiglia dei Bardi, potenti banchieri che in Santa Croce. La decorazione venne commissionata da Ridolfo de’ Bardi a Giotto che la dipinse, certamente dopo il 1317, sintetizzando le Storie di San Francesco in sette scene, tre per parete, a cui si aggiunge il riquadro con le Stimmate sopra l’arcone visibile solo dal transetto.

L’artista segue la storia raccontata nella Legenda maior di Bonaventura da Bagnoregio, con l’obiettivo di creare un parallelo fra San Francesco e Cristo.

La narrazione va letta orizzontalmente partendo da sinistra: alla Rinuncia ai beni segue, di fronte, la Conferma della Regola; all’Apparizione ad Arles, la Prova del fuoco; alla Morte, la prima apparizione post mortem.

Straordinaria e commovente la realizzazione degli stati d’animo dei personaggi che si esprimono con espressioni e gestualità nuove per l’epoca: la rabbia del padre e le urla dei ragazzini afferrati per i capelli nella Rinuncia; la paura dei saraceni che temono il confronto con Francesco nella Prova del fuoco e la conseguente ira del sultano; il dolore e la tenerezza dei frati inginocchiati davanti al santo dopo la sua morte, l’incredulità dell’uomo che accerta le stimmate.

Giotto, La morte di San Francesco, Cappella Bardi

2-San Francesco e storie della sua vita di Bonaventura Berlinghieri

La tavola di Bonaventura Berlinghieri con San Francesco e storie della sua vita è datata 1235 e custodita nella chiesa di San Francesco a Pescia.

L’opera venne riscoperta negli anni ottanta dell’Ottocento, quando il critico Michele Ridolfi rimosse la tela seicentesca di Alessandro Bardelli.

In quell’occasione fu ritrovata lungo il bordo inferiore la data e la firma dell’artista che confermarono che l’opera, probabilmente proveniente dall’antica chiesa pesciatina di San Francesco, è la più antica rappresentazione pervenuta del santo di Assisi, dipinta appena nove anni dopo la sua morte.

La famiglia Mainardi aveva costruito una cappella dedicata a San Francesco proprio nel 1235, lo stesso anno della tavola di Pescia, il che farebbe propendere per una sua collocazione stabile sull’altare della cappella.

Il dipinto dalla tipica forma cuspidata, rappresenta san Francesco, posto in piedi in posizione centrale, il santo di Assisi è vestito con un saio legato da una corda ed è incappucciato, nella mano sinistra regge probabilmente il Vangelo, mentre con la destra benedice e mostra le stimmate. Ai lati della figura in piena dimensione sono rappresentate alcune storie della sua vita.

Il cordone del saio mostra i tre nodi che ricordano i tre voti dei frati: obbedienza, castità e povertà.

San Francesco, Bonaventura Berlinghieri

3-San Francesco di Francesco Raibolini detto il Francia

Alle Gallerie degli Uffizi, nella sala 49 Contini Bonacossi – Bellini si trova il San Francesco di Francesco Raibolini, detto il Francia (Bologna 1447 circa -1517), protagonista della scena artistica bolognese ai tempi della signoria dei Bentivoglio.

Il santo sorregge delicatamente una piccola croce e porta la mano destra al petto mettendo in mostra i segni delle stigmate ricevute durante una visione mistica.

La scena si svolge in un ambiente intimo e raccolto, aperto su un paesaggio campestre.

Una luce tersa delinea nitidamente i dettagli come nella pittura fiamminga, tradizione a cui rimanda anche l’invenzione del libro di preghiere appoggiato sul parapetto in primo piano.

L’attenzione per questi piccoli particolari è dovuta alla familiarità di Francesco Francia con la tecnica dell’oreficeria, arte praticata dall’artista con successo soprattutto in giovane età.

San Francesco, Il Francia

4-San Francesco riceve le stimmate di Ludovico Cardi dello il Cigoli

Nella Sala dei pittori toscani del Cinquecento agli Uffizi si trova il San Francesco di Ludovico Cardi, detto il Cigoli (San Miniato 1559 – Roma 1613), opera firmata e datata 1596, una delle più belle testimonianze dello stile maturo del pittore.

L’episodio delle Stimmate di San Francesco è un evento di enorme portata nella storia della Chiesa. La tavola riprende fedelmente il racconto di San Bonaventura nella Legenda maior.

Francesco, dopo una notte passata in preghiera sul monte della Verna, vide un serafino con sei ali luminose ed infocate, tra le quali apparve un uomo crocifisso. Il santo fu inondato da stupore e gioia per sentirsi guardato da Cristo, ma anche dolore per vederlo soffrire sulla croce, fino alla rivelazione di essere lui stesso, da quel momento, “ritratto visibile di Cristo Gesù Crocifisso”, portando impresse sul suo corpo le stesse ferite.

L’esperienza spirituale è resa dal Cigoli nel volto del santo quasi trasfigurato da un’estasi dolorosa.

Il fascio luminoso proveniente dal serafino in alto a destra accende di riflessi dorati il saio di Francesco fatto di stoffa povera, e illumina il volto e le mani, nella penombra, si vedono un teschio e una croce.

In fondo alla gola, si intravede la Basilica della Verna, col portico di fronte e un edificio più basso accanto. La storia tramandata nei secoli narra che i pastori e gli abitanti della Verna in quella notte di settembre del 1224 avevano creduto che ci fosse un incendio.

San Francesco riceve le stigmate, il Cigoli

5-San Francesco in meditazione, Jusepe de Ribera

Nella Sala di Prometeo a Palazzo Pitti si trova la tela dedicata a San Francesco del 1643 del pittore spagnolo Jusepe de Ribera.

L’opera è un esempio del vigoroso “tenebrismo” tipico della produzione giovanile dell’artista. Il fondo scuro evidenzia la figura del Santo, pervasa da una luminosità intensa che degrada dalle tonalità più chiare attorno alla testa a quelle più ombrose ed unite del fondo.

La tela si caratterizza anche per un forte naturalismo che si esprime nella ferita sanguinante del costato, le stigmate delle mani e la rappresentazione della qualità quasi tattile del panno e delle toppe del saio, cucite con filo chiaro.

Il teschio in primissimo piano fa capire che l’opera costituisce evidentemente un “memento mori”, vuole cioè far riflettere sulla caducità del destino umano, invitando alla meditazione.

La critica è concorde nel ritenere che sia una delle versioni più riuscite nell’ambito della vastissima produzione di figure di santi, martiri del pittore spagnolo.

Stupendo il volto smagrito del Santo che con gli occhi arrossati guarda pensosamente verso l’alto in quieta attesa che si compia il suo destino.

San Francesco, Jusepe Ribera
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