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Slow Food, tornano di moda le cassette di cottura

L’ultima condotta in ordine di tempo ad adottarle è quella di San Casciano Val di Pesa: un’alternativa green a gas e piastra a induizione

Una cassetta di cottura – © Fondazione Slow Food

Il progetto cassetta di cottura della comunità Slow Food, ripreso durante il Covid, mette radici a San Casciano Val di Pesa: la condotta senese ha ripreso questa vecchia pratica per la cottura. Le cassette erano menzionate già nel 1941 nella dispensa “Non Sprecate“, destinata alle massaie per una cucina autarchica.

Un procedimento che oggi è tornato di moda nel segno della sostenibilità. Le cassette, opportunamente foderate con lana di scarto lavorata in modo particolare, consentono una cottura lenta e a bassa temperatura, la fermentazione e mantengono pure il freddo grazie al potere coibentante della lana.

Cassette di cottura: ecco come preparare

I cibi vengono portati a bollore in una pentola che “viene poi inserita all’interno di una scatola di legno o feltro imbottita di materiali capaci di mantenere il calore accumulato durante la prima fase di cottura -spiega Gloria Lucchesi, presidente della Cooperativa femminile Filo&Fibra di San Casciano dei Bagni-. Possiamo considerarla una vera slow cooker che, però, non ha bisogno di elettricità per funzionare”.

Tra gli infiniti utilizzi delle cassette di cottura le cipolle stufate, il peposo dell’Impruneta, la zuppa Slow Beans, la pappa al pomodoro e perfino la lievitazione nella piccola panificazione e nella fermentazione di yogurt. Tra i primi sostenitori del progetto i cuochi dell’alleanza: Tiziana Tacchi e Leonardo Torrini.

Gli evidenti benefici per l’ambiente

Un progetto della condotta Slow Food Toscana che mette al centro ambiente, economica circolare, sostenibilità, artigianato, Made in Tuscany, creatività in cucina. Le cassette sono efficienti in termini di utilizzo oculato di risorse, di emissioni di gas serra e di filiera produttiva.

Si può cuocere la polenta o il ragù, senza bisogno di mescolare mai, o la marmellata di arance, senza aggiungere acqua. Stimiamo minori consumi pari a ¼ dell’acqua necessaria per una cottura classica da 250 ml: si risparmiano circa 52 litri l’anno a persona per un pasto quattro volte a settimana” racconta Gloria Lucchesi.

Meno emissioni, più riciclo

In termini di emissioni invece, secondo le stime della cooperativa, sono un’alternativa alla cottura a gas: con un utilizzo tra le 10 e le 20 ore al mese si possono risparmiare in un anno da 21,6 a 43,2 kg di CO2. Al posto della cottura a induzione, con la cassetta si potrebbero risparmiare circa 33 euro l’anno e 131 kg di CO2.

Ecosostenibili anche i materiali: il feltro dei lanaioli di Prato, altrimenti rifiuto speciale, il legno di cipresso lavorato da artigiani, tessuti naturali e pomelli artigianali in ceramica per un’alternativa decisamente green.

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