Storie /Scoprire la Lunigiana

Guinadi, il paese dei “miracoli”. Qua tutte le famiglie partecipano alla cooperativa

Storie di ordinaria straordinarietà. In ogni famiglia del paese c’è almeno un socio della cooperativa di comunità “La Guinadese”, che è l’attività commerciale più longeva di tutta la provincia. La migrazione in Francia, il ritorno e lo spopolamento che in Lunigiana va in controtendenza

Tutti lo chiamano Max, che poi è il diminutivo di Maxime. Maxime Anelli, per l’esattezza. A prima vista il suo nome potrebbe trarre in inganno, perché per tradizione e per etimologia non lo si collocherebbe in modo naturale in Toscana. Eppure qua, in Lunigiana, che per molti è terra di confine, l’origine di quel nome ha una storia e una spiegazione.

Ci troviamo a Guinadi, un piccolo borgo che conta poco più di una cinquantina d’anime stabili. Siamo a circa 600 metri sopra il livello del mare, immersi in quella che non ha caso si chiama Valle del Verde. Infatti tutt’attorno ci sono fitti boschi, che soprattutto in estate abbracciano e accolgono frazioni, strade e paesi con la loro vegetazione.

Il cartello all’ingresso del paese – anch’esso verde – riporta il benvenuto scritto in tutte (o quasi) le lingue del mondo. Un chiaro segno d’accoglienza. In tutta la valle, sommando i vari paesi che distano l’uno dall’altro all’incirca un chilometro o poco più, d’inverno abitano un centinaio di persone in tutto. Ma contrariamente alla tendenza diffusa dello spopolamento nelle aree interne, qua a Guinadi accade una specie di miracolo. “Ogni anno cresciamo. Di poco, ma cresciamo” ci racconta Max.

Maxime Anelli, cooperativa “La Guinadese”

Forse è anche grazie allo straordinario lavoro della cooperativa di comunità “La Guinadese”, di cui Maxime Anelli è consigliere (anche se, occorre ammetterlo, il ruolo istituzionale non riflette certo il suo impegno per il paese). I soci? Sono 107 in tutto. E allora qualcosa non torna, perché sembrerebbero ancor più degli abitanti residenti nel borgo. Chiediamo il perché a Max, che ci spiega “che sì, i conti tornano” anche perché “in ogni famiglia c’è almeno un socio della cooperativa, ci tengono tutti moltissimo”. Ed ecco un altro miracolo.

È altrettanto miracolosa la longevità della cooperativa, che oggi è “di comunità”, ma che dal 1919 ha prestato senza sosta servizio per tutto il paese (e non solo). “La Guinadese” è infatti la più antica attività commerciale di tutta la provincia di Massa Carrara. Quando ogni cinque anni la Camera di Commercio premia le attività più longeve, il riconoscimento è sempre per loro. “L’attività più antica dopo la nostra risale al 1945…” ci spiega Max.

Maxime Anelli, un nome di origine francese. Qual è il legame con il paese d’oltralpe?
“La maggior parte della popolazione di Guinadi e della Valle del Verde è emigrata in Francia nel secondo dopoguerra. I primi a essere partiti hanno trovato lavoro, e così hanno chiamato anche tutti gli altri. Poi c’è chi ha fatto ritorno, anche dopo aver fatto dei figli”.

Come nel tuo caso?
“Sì, sono nato in Francia ma vivo qua a partire dai miei nove anni”.

Quindi anche tu sei un “ritornante”.
“Tecnicamente sì, ma nessuno ha mai lasciato davvero il paese. Noi, come gli altri, tornavamo d’estate e restavamo come minimo un mese. Tra gli emigrati di allora era un’abitudine diffusa…”.

E ora?
“Ci sono seconde e terze generazione che continuano a fare ritorno, compiendo il percorso inverso dei loro padri e dei loro nonni”.

La cooperativa nasce nel 1919. Cos’è cambiato da allora?
“In tutti questi anni è sempre stata garantita una certa continuità. Inizialmente è nata come una cooperativa di consumo per evitare che gli abitanti andassero ad acquistare i beni nel capoluogo. Al tempo si doveva andare a piedi fino a Pontremoli”.

Poi cos’è successo?
“Ha cambiato diverse gestioni ed ha attraversato la seconda guerra mondiale e il fascismo. Qua c’è ancora la saracinesca di divisorio per il coprifuoco. Dopo una certa ora non si poteva né parlare, né consumare, né giocare a carte. L’abbiamo lasciata così com’era, come una testimonianza storica. Chi ha preso la cooperativa in gestione negli anni cinquanta l’ha portata avanti fino al 2008. Ma erano altri tempi e il paese era assai più frequentato. Poi, dopo due anni difficili e di transizione, l’abbiamo presa in mano noi”.

Alessia Bianchi, cooperativa “La Guinadese”

Da cosa avete cominciato?
“Abbiamo restaurato il locale, ma non solo quello”.

Del resto la vita di un paese resiste finché c’è ancora un bar, un alimentari o uno spaccio…
“L’abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Ogni paesino qua attorno aveva il suo bar, ma a poco a poco sono stati chiusi e gli abitanti sono progressivamente diminuiti. Perdendo un presidio come il bar c’è davvero il rischio che la comunità si sgretoli”.

E a Guinadi?
“Registriamo un dato in controtendenza rispetto ad altri posti…”.

Quale?
“Ogni anno abbiamo due, tre persone in più che vengono ad abitare qua. Arrivano da Pontremoli, ma non solo. C’è anche chi ha lasciato la casa a Milano per venire ad abitare a Guinadi”.

Quello per la cooperativa non è il tuo lavoro principale.
“Sono il responsabile acquisti di una grande azienda, ma vivere qui è bellissimo. Serve per decomprimere. Questo è un mondo del tutto diverso dove posso coltivare, raccogliere semenze, allevare api e galline, prendermi cura della biodiversità. E poi ci sono i testi tradizionali, i castagni antichi…”.

Tutte queste passioni hanno una declinazione anche nella cooperativa?
“Non tutte, non nell’immediato. Però ci sono un sacco di progetti che possiamo ancora realizzare. Ad esempio sono rimasto l’unico in grado d’innestare castagni e altre piante”.

Ci hai parlato anche di biodiversità.
“Ecco, solo quest’anno ho seminato settanta varietà di pomodori antichi, tutti diversi. Saremmo di fronte a un orto didattico”.

Come siete diventati cooperativa di comunità?
“Abbiamo partecipato al primo bando della Regione Toscana senza aver fatto nessuna esperienza simile prima di quel momento. L’ho scritto tutto da solo. Ma ho anche capito fin da subito che quella era la nostra cornice. Noi eravamo davvero una cooperativa di comunità, già prima che si presentasse questa opportunità”.

I primi passi?
“Abbiamo restituito forza e continuità al bar-alimentari, garantendo una gestione continua. Sembra una cosa semplice, ma non è affatto banale. Poi c’è la struttura all’ingresso del paese che accoglie numerosi servizi e attività”.

Quali?
“Ristorazione, ginnastica dolce per anziani, show cooking, corsi Slow Food sui testi della Lunigiana. Abbiamo anche una postazione internet con stampante e offriamo la possibilità di prenotare on-line le visite mediche. Ora siamo diventati perfino un emporio di comunità e infine apriremo lo sportello per l’attivazione dello Spid”.

Le tue aspettative?
“Vorrei contribuire a creare un luogo vivibile per tutti, a qualunque età. E poi vorrei potessimo fare migliorie. Insomma, ci sono tanti progetti ancora da realizzare”.

Quale vorresti che fosse il prossimo?
“Mi piacerebbe fosse avviato un percorso per la trasformazione dei prodotti. Abbiamo frutti, castagne e altre materie prime. Trasformare il prodotto col marchio della cooperativa sarebbe bellissimo”.

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