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Vini toscani, nuovi trend: i consorzi alle prese con il mercato Usa

Per il Chianti Classico più della crisi a pesare è l’overstocking, il Morellino di Scansano si allea con Wine Spectator per puntare ai giovani

I wine lovers di domani e il mercato Usa sono al centro delle strategie e delle iniziative per i consorzi del vino in Toscana. Non tutti sono d’accordo con l’analisi di Carlo Flamini, responsabile Osservatorio del Vino – Unione Italiana Vini, presentato in occasione di PrimAnteprima.

Secondo lo studio dell’Uiv il mercato americano sarebbe in una fase di profondo cambiamento e i consumatori più giovani si starebbero orientando su altri prodotti alcolici e su stili di vita più salutari. Dal profilo del consumatore che ha fatto la fortuna dei vini italiani della prima generazione: di etnia bianca, residente sulla costa atlantica, sta lasciando il posto a consumatori diversi tra loro per etnia, abitudini, aspirazioni. 

I nuovi consumatori da conquistare

Da qui la sfida dei prossimi anni di intercettare e conquistare fette di consumatori. Puntando sull’enoturismo e sulle experience in vigne e cantine: attività su cui la Toscana ha fatto da apripista per tutta l’industria vitivinicola nazionale.

Il mercato statunitense è da sempre il più appetibile: come nel caso del Chianti Classico dove la denominazione esporta oltre il 35 per cento a fronte del 23-24 per cento del mercato italiano. Gli Usa sono il primo mercato per il Gallo Nero.

La strategia del Chianti Classico

Se rallentamento c’è stato – puntualizza la direttrice del consorzio Chianti Classico Carlotta Gorinoi lo imputiamo molto a un fenomeno di destocking degli importatori. Non dimentichiamo da quale biennio stiamo uscendo: post lockdown, con una crisi energetica che è arrivata inaspettata e un problema di reperimento di materie prime: dal vetro ai materiali per imballaggi. In quel periodo -ricorda Gori- gli importatori hanno cercato di acquisire quantità importanti di vino che ora stanno rilasciando sul mercato“.

Chianti Classico Collection – © Marco Badiani

L’impressione, al consorzio del Chianti Classico, è che le quantità acquisite siano state superiore alle reali esigenze per paura che il prodotto non arrivasse in tempi rapidi causa problemi di sdoganamento anche lunghi. “Il fenomeno non va letto solo con un calo di consumi che ribadisco noi non abbiamo registrato, pensiamo che il fenomeno sia molto legato al meccanismo di importatore” sottolinea la direttrice del consorzio portando a riprova i dati del mercato italiano e dei paesi esteri dove non è necessario il ricorso all’importatore.

La nostra denominazione è in salute: negli ultimi 4 anni abbiamo imbottigliato più di quanto prodotto. La nostra strategia -conclude Gori- è una grande presenza negli Stati Uniti. In programma abbiamo attività importanti di valorizzazione anche a breve tempo, nel giro dei prossimi mesi. Il mercato va attenzionato, affermando la propria identità e non ricorrendo il consumatore ma la qualità. Poi il consumatore arriverà“.

La strategia di Vino Toscano Igt

Il Vino Toscano Igt è al debutto alle Anteprime di Toscana dopo il riconoscimento del consorzio appena sei mesi fa. “Una indicazione geografica molto variegata – sottolinea il presidente Cesare Cecchi-. Quando si parla di Brunello o di Chianti Cassico si individua già il prodotto. Quando si parla di Igt Toscano può essere bianco rosato frizzante tra poco pure spumante. Dobbiamo entrare ancora nel loop delle attività. Cominciano adesso a partecipare ai bandi”.

Per Cecchi la grande fortuna della denominazione è proprio questa varietà da poter offrire. “Quando parla di Igt Toscano dobbiamo raccontare una storia: se parliamo cioè di un vino semplice bianco fresco o dei più grandi vini toscani. Questa può essere interpretata come una debolezza, secondo me è la forza di questa indicazione” ricorda. Pur confermando di aver sofferto la congiuntura internazionale, anche se con numeri abbastanza contenuti, il presidente di Igt Toscano guarda al futuro con un buona dose di ottimismo.

La strategia del Morellino di Scansano

Il Morellino di Scansano sta lavorando ormai da diverso tempo a un progetto di consapevolezza del marchio. L’immagine di un “marchio giovane dinamico aperto alle sperimentazioni che stiamo comunicando con il supporto di Wine Spectator, sul mercato Usa – spiega il direttore del consorzio Alessio Durazzi-. Abbiamo iniziato un percorso insieme e ci stiamo promuovendo come il Sangiovese che si affaccia sul mare”.

Morellino di Scansano

Uno storytelling che va di pari passo con l’idea di un vino fresco bevibile ma non per questo di livello inferiore agli altri. “La sua bevibilità e la sua piacevolezza ci permettono di approcciarci a un pubblico più giovane e perché no sondare delle opportunità che altri rossi toscani non vogliono e non possono seguire” prosegue nella sua analisi Durazzi.

C’è tutto un modo per avvicinarsi di più ai giovani, non bisogna essere monolitici nel seguire questa strada” assicura ancora il direttore del consorzio. Idee non mancano, altre sono in fase di elaborazione. “Si registra una tendenza nel mercato Usa ma se poi guardiamo i consumi dei giovani non sono tutti astemi, si buttano su cose molto più alcoliche e molto più industriali. Non è quindi un problema che il vino deve essere senz’alcool, ma un problema anche culturale” conclude Durazzi.

La soluzione del consorzio è di cercare di aprire nuovi canali di comunicazione, intercettare e incuriosire i wine lovers di oggi e di domani. Puntando com’è nel dna del Morellino di Scansano anche sull’offerta enoturistica per conquistare una platea sempre più ampia.

 

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